Premessa: i nomi dei personaggi coinvolti in questa brutta storia sono volutamente censurati per evitare casini. Non ci piacciono gli sbirri e i loro metodi, quindi non faremo nomi per non arrecare danno ad alcuno dei coinvolti. Ci sono molti modi per affrontare una situazione del cazzo come questa: si può semplicemente tacere; si possono chiamare le “divise blu”; c’è chi risponde alla violenza con una violenza ancora maggiore. Noi scegliamo di raccontare quanto abbiamo vissuto per non lasciare troppo spazio alle “voci”. Noi eravamo a Bologna domenica scorsa e riteniamo che sia il caso di riferire la nostra versione dei fatti.
Da quando si iniziò a vociferare che a Bologna stavano arrivando gli “alieni” dell’Oregon, qui nella periferia di Milano abbiamo iniziato a sognare… Finalmente qualcuno era riuscito a schiacciare sull’acceleratore nella costruzione degli skatepark italiani, finalmente il “sogno americano” atterrava sulla penisola, senza perdere di un centimetro le gigantesche proporzioni originali. Dopo Brixlegg, Bologna: una delle più belle bowl del mondo… E’ importante sottolineare tutto ciò, perché la gravità di quanto leggerete di seguito va accompagnata e commisurata al nostro amore incondizionato per le opere d’arte come l’Elbo.
Domenica ci siamo messi in macchina con il solo obiettivo di farci una bella skateata potente tra amici: due ore di strada per condividere un sano pomeriggio di fatiche e legnate con delle persone che ammiravamo e basta… senza troppi pensieri, senza paranoie o seghe mentali. Questo inizio di primavera lasciava presagire una lunga stagione bolognese (ci credevamo veramente), calda di progressioni, di sfide e di “presa bene”. Dopo anni trascorsi a skateare strutturine “mignon”, castrate dalle amministrazioni e dalla visione deleteria di chi dovrebbe spingere la cosiddetta “scena” più forte di chiunque altro, finalmente potevamo pensare di raggiungere un mostro di cemento degno della più incredibile mitologia yankee.
Il “pubblico” a Milano ha sempre avuto il “cazzo piccolo” nelle questioni legate alla realizzazione degli skatepark… e dovremo certamente farci un esame di coscienza in merito: Concrete e “chi ne fa le veci” hanno senza dubbio delle grosse responsabilità in questo senso, ma non possiamo esimerci dall’autocritica. Se le amministrazioni non ci aiutano a costruire quello che vogliamo non può essere responsabilità esclusiva degli “altri”: anche noi abbiamo le nostre colpe.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo: è solo grazie a persone come Max, Jeppo, Pablo e tutta la cricca degli skateboarder/costruttori che hanno contribuito alla realizzazione di opere d’ingegno come il Bonassodromo, la Bastard Bowl o il Polaresco che oggi (dopo anni di contusioni) possiamo sperare di raggiungere quel coping mostruosamente lontano dal flat… la Deepend di Bologna. Sarebbe indubbiamente necessario avviare una discussione seria sulla situazione milanese, ma purtroppo per noi non è questo il punto.
Domenica ci siamo messi in macchina con un solo obiettivo: lo “skateboarding”… non siamo nemmeno riusciti a skateare come si deve diocristo! Perché se già le gambe un po’ tremano quando appoggi il tail sul coping bolognese, risulta altrettanto difficile gasarsi a dovere se di punto in bianco, prima ancora di iniziare la session, un caro amico (quello che di solito fomenta tutti dall’inizio alla fine) scompare dentro lo stanzino dell’Elbo, trascinato a forza per i capelli da uomo trasfigurato dall’odio, dalla rabbia e dalla follia… lo stesso uomo che noi di Whidaw avevamo rispettato quasi ciecamente per la sua “radicalità”.
Non esistono parole per descrivere lo sgomento che produce una violenza tanto cieca e insensata: A non può essere il capro espiatorio di tutte le colpe di un “sistema” che ormai fa schifo a parecchia gente (lui compreso, che non a caso se n’è allontanato tempo fa). Vederlo uscire da quello stanzino col naso e la felpa sporche di sangue non è accettabile, non ha alcun senso, fa male.
Al termine di una colluttazione-dialogo (forse M pensa di poter discutere o di condividere le sue idee a pugni?) A è uscito dallo stanzino sporco di sangue, tra vetri infranti, computer esplosi e mensole crollate… e si è messo a provare fs Boneless sul bank, come se niente fosse. A quel punto anche gli altri hanno iniziato a girare, senza fare troppe domande… col senno di poi… forse… sarebbe stato meglio rimetterci immediatamente sulla strada di casa. Invece abbiamo lasciato che A avesse tutto il tempo di far montare quella rabbia (legittimata dal sangue che ancora usciva dal suo naso) che era saggiamente riuscito a contenere fino a quel momento… non ce l’ha fatta: calma, pazienza e ragionevolezza non sono doti facili da esprimere quando il naso sta ancora pulsando per i pugni, partiti da qualcuno che se la gira tranquillamente, palesemente soddisfatto della “lezione” impartita al suo nemico immaginario.
E allora accade che mentre ci si dirige verso l’uscita del park, la vittima di questa violenza insensata, (forse provocata per l’ennesima volta) decida di placare la sua rabbia… con due “cascate” sulla testa dello stesso M il quale, prima di rendersene conto, finisce dentro la bowl con una bottiglia di vetro nelle mani. Non intendiamo prendere le difese di nessuno dei due: per antonomasia la violenza genera violenza e non c’è giustificazione che tenga.
Possiamo solo aggiungere che, mentre cercavamo di allontanarci, M ci rincorreva infuriato: sbraitando e con l’intenzione di ricominciare (comprensibilmente) la “cagnara”. Cerca di colpire di nuovo A, fa uno scatto verso il parcheggio con un mattone in mano gridando “Ti sfondo la macchina!”, poi torna indietro senza mollarlo, continua a minacciare tutti. Nel mentre, B e D si mettono in mezzo… senza pensare troppo a quanto stanno facendo… con il solo obiettivo di evitare altre esplosioni di inutile violenza. “Dai.. Lascia perdere… Ce ne andiamo e basta”; “Vi ammazzo tutti!” e fa per tirare un pugno a D: “A te non ti tocco perché non c’entri” (frase pronunciata con una mano a tenere la spalla e un pugno stretto caricato in direzione della faccia)… occhi iniettati di sangue… “E lascia stare che le prendi pure tu!” e sputa… addosso a B…
Fino a qualche ora prima andavamo in giro per l’Italia a tessere le lodi (Creazzo a parte) di quello che credevamo il personaggio un po’ matto, co-autore e artefice di una bowl che resta un capolavoro… impassibile, nella sua maestosa imponenza, di fronte a tutto quello schifo.
Ma porco Dio! Eravamo tra i tuoi più incalliti sostenitori! Non riesci a vedere che la solitudine che ti circonda è dovuta all’incapacità di contenere la tua follia? Non capisci che agendo così allontani anche le persone che ti rispettano di più? Whidaw è anche figlia adottiva dell’idea che l’Elbo ha cementato nello spazio di Bologna: “basta strutturine del cazzo, vogliamo pippare un po’ di hardcore”!
Ma come cazzo stai? Hai decisamente sputato addosso alle persone sbagliate… a ragazzi che ti rispettavano nonostante le brutte storie che circondano il tuo passato… persone che hanno almeno quindici anni meno di te. A è senza alcun dubbio partito per Bologna con le migliori intenzioni. Noialtri volevamo solo tornare a skateare da te e con te… ma ci hai sputato addosso, ci hai minacciati e insultati… e questa ce la dobbiamo per forza legare al dito.
Ciò non significa che non torneremo: non abbiamo nessuna paura di questa merdosa violenza… “Maffrega”… molti di noi vogliono ancora skateare all’Elbo e torneranno a testa alta, stanne certo. Non abbiamo alcuna colpa e non meritiamo affatto il trattamento che ci hai riservato.
Sinceramente… se vuoi che la situazione dell’Elbo cambi, se desideri che le persone tornino a frequentare il capolavoro che hai contribuito a costruire, con la fotta di imparare a skatearlo come te, Zat o Daniel, ti diamo un consiglio da amici: ripigliati. Alza il telefono, parla con qualcuno di cui ti fidi e trova il modo di contenere la rabbia, l’odio e la follia che hai in testa. In quel caso, forse, potremo tornare a stringerci le mani.
La ciurma di Whidaw